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Addiction, trauma, memoria: dalla clinica al reverse engineering


Dipartimento Dipendenze Azienda ULSS 13 Regione Veneto Mirano (VE)

Lab. Neuropsicofarmacologia Policlinico “GB Rossi” Università di Verona

Asl 1 Imperiese (IM) Università Cattolica del Sacro Cuor

Post-doctoral fellow at NIDA Baltimora (USA) Lab. Neuropsicofarmacologia Policlinico “GB Rossi” Università di Verona

Articolo di 12 pagine in formato pdf

La memoria è un aspetto fondamentale del funzionamento mentale; modalità patologiche di memorizzazione e richiamo mnemonico sono alla base di numerosi disturbi mentali, tra i quali il disturbo postraumatico da stress (PTSD) e la dipendenza da sostanze. Nella patogenesi del PTSD è infatti centrale il “riemergere” della memoria del trauma in termini di ricordi intrusivi e dei loro correlati emotivi (ansia, paura) e neurofisiologici (tachicardia, sudorazione). Nella dipendenza da sostanze, il ricordo dell’effetto della sostanza e dei suoi correlati ambientali, emotivi, neurofisiologi è alla base del craving, della ricaduta e della perdita di controllo nell’uso. In entrambi i disturbi l’emergere del ricordo è con frequenza correlato a situazioni che richiamano le sostanze o gli eventi traumatici. La comorbilità tra PTSD e dipendenze costituisce un problema sanitario importante, sia per la frequenza di questa associazione comorbile, sia per il peggioramento del decorso e della prognosi che tale associazione comporta. Le scoperte sui meccanismi neurobiologici della memoria possono rivelarsi centrali per la comprensione della patogenesi di questi disturbi, oltreché per impostare interventi terapeutici innovativi efficaci. D’altro canto la possibilità di intervenire sulla memoria per trattare alcuni disturbi mentali è già presente nella pratica clinica; l’analisi di questi processi può rivelarsi utile nel fornire elementi di riflessione alla ricerca neurobiologica, attraverso un processo di “ricostruzione al contrario” (reverse engeneering, ingegneria inversa).