La materia addiction soffre di una certa disomogeneità di offerta formativa, come tutte le materie giovani ed orfane di univoci riferimenti di specialità e che spaziano nelle loro competenze trasversalmente a discipline differenti, ma storicamente collaudate, complicate dalla presenza di multi-professionalità. Tale poliedricità, pur da un lato costituendo una ricchezza, dall’altro costituisce elemento confusivo non essendovi alcun indirizzo generale, sufficientemente solido, né normativo né culturale, che governi gli step curricolari necessari agli operatori per lavorare nel campo. In una qualche misura la via in Italia era stata identificata col DM De Lorenzo 10 dicembre 1991 che istituiva nell’area funzionale di medicina la disciplina “Medicina delle Farmacotossicodipendenze”. La sua introduzione tra le discipline equipollenti venne di seguito utilizzata per inquadrare in modo più idoneo il personale da attribuirsi ai SerT rappresentando potenzialmente un punto di partenza per una costituenda disciplina universitaria. Tale tentativo, come molti ricordano, è di fatto caduto nel nulla, lasciando in eredità solo una lista di titoli considerati equivalenti e perciò stesso abilitanti alla professione di “drogologo” che aggira la necessità di una specializzazione qualificata e qualificante.
