“Dedicato alla memoria di Luca Rovai, socio fondatore della Scuola pisana di Medicina delle Dipendenze, prematuramente scomparso”
Ogni individuo presenta caratteristiche psico(pato)logiche stabili, radicate fin dall’infanzia che si esprimono in ogni aspetto del sentire, percepire, pensare e agire. I termini “personalità”, “carattere” e “temperamento” sono stati spesso utilizzati in modo interscambiabile, come sinonimi, per indicare tali elementi, nonostante per ognuno di essi esista una definizione specifica. Il termine “temperamento” sta a significare una disposizione biologica che sottintende il livello di energia e la qualità dell’umore, cioè quella struttura biochimica, endocrina e neurologica che determina il particolare modo di rispondere a uno stimolo esterno e fa riferimento, in particolare, a tendenze derivanti da un substrato genetico o costituzionale. Per “carattere” si intende l’insieme delle qualità personali che rappresentano l’aderenza dell’individuo ai valori e ai costumi della società. Esso si riferisce, cioè, ad attributi acquisiti, che traggono la loro origine dalle esperienze dell’età evolutiva all’interno della struttura familiare e sociale. La “personalità” nasce dall’interazione tra fattori costituzionali e acquisiti e costituisce quell’insieme di attributi, o tratti stabili dell’individuo, riconoscibili fin dall’adolescenza o dalla giovinezza. La distinzione tra “temperamento”, “carattere” e “personalità” deve essere considerata artificiosa, in quanto è verosimile che ognuno di questi concetti implichi l’influenza di fattori genetici, ambientali e di eventi morbosi somatici e psichici insorti più o meno precocemente. Bisogna comunque attendere le classiche descrizioni di Kraepelin (1921) e Kretschmer (1936) per la teorizzazione di una continuità “psicopatologica” tra personalità o temperamento “premorboso” e patologia psichiatrica clinicamente manifesta. Diversi autori hanno cercato di rispondere nel tempo alla domanda su quale sia il ruolo dei temperamenti affettivi, analizzando il profilo temperamentale di soggetti appartenenti a popolazioni cliniche e non cliniche. Nel campo della patologia, i temperamenti affettivi influenzano le caratteristiche cliniche, di storia naturale, di familiarità e comorbidità di Asse 1 e 2 dei disturbi dell’umore. I temperamenti ciclotimico e ipertimico sembrano sottendere due varianti diverse di disturbo bipolare, l’una caratterizzata da rapide fluttuazioni dell’umore e instabilità emotiva, l’altra da iperattività, alti livelli di energia e intensità emotiva. Tali osservazioni sono coerenti con l’ipotesi che i temperamenti affettivi, e in particolare la ciclotimia, possano essere utilizzati come indicatori fenotipici intermedi e quantitativi per i geni di suscettibilità ai disturbi dell’umore (Akiskal et al., 2003; Perugi et al., 2010). Sempre nell’ambito di questi ultimi, i temperamenti affettivi influenzerebbero la patogenesi degli stati misti, soprattutto quando un episodio affettivo maggiore va ad instaurarsi in un temperamento contropolare ad esso (episodio maniacale su temperamento distimico, episodio depressivo su temperamento ipertimico) (Perugi et al., 2001). La ciclotimia giocherebbe un ruolo destabilizzante negli episodi di entrambe le polarità, rendendosi responsabile di elevati tassi di comorbidità con disturbi d’ansia e di personalità. Al di fuori del disturbo bipolare conclamato, i temperamenti affettivi hanno consentito l’identificazione di forme attenuate di disturbo bipolare, ritenute ad oggi l’espressione fenotipica più frequente di bipolarità. Si spiega pertanto quanto sia importante, in sede diagnostica, andare a valutare i pattern comportamentali dei pazienti, al di fuori degli episodi maggiori (Akiskal & Akiskal, 1992; Akiskal, 1994a; 1994b). Nel campo della normalità i temperamenti affettivi hanno mostrato di influenzare la scelta della carriera professionale, in linea con il loro ipotizzato ruolo adattativo (Akiskal, 1994a; 1994b; Akiskal & Akiskal, 2007). In particolare, il temperamento depressivo è stato osservato soprattutto tra medici e infermieri; il temperamento ipertimico è apparso come il profilo temperamentale dominante di manager, imprenditori, giornalisti e militari, a conferma del ruolo giocato da quest’ultimo nel raggiungimento della leadership. Infine, la ciclotimia è apparsa come l’identità temperamentale degli artisti e degli architetti, a conferma del ruolo giocato da essa nella creatività. Un esempio chiaro di come i temperamenti influenzano la scelta della professione è fornito dall’analisi del profilo temperamentale dei militari. Soggetti appartenenti a gruppi di candidati all’ingresso nell’Aeronautica e nella Marina Militare Italiana hanno mostrato una chiara identità ipertimica (Maremmani et al., 2010). Il ruolo dell’ipertimia in questi soggetti sembra andare oltre i confini delle differenze di genere. Laddove nella popolazione generale le femmine tendono a differenziarsi dai maschi per la prevalenza di tratti ciclotimici (Akiskal et al., 1998), in questi gruppi ciò non avviene, mostrando le donne un temperamento di natura prettamente maschile (Maremmani et al., 2011). In definitiva, si presume che i temperamenti affettivi svolgano, nell’ambito della normalità, un ruolo adattativo, correlato alla sfera delle attitudini e delle aspirazioni che stanno alla base delle scelte professionali. Infine, la correlazione tra abuso di sostanze e disturbi dello spettro bipolare è generalmente accettata (Altamura, 2007; Brady & Sonne, 1995; Brady et al., 1995; Brown, 2005; Maremmani et al., 2006a; 2006b; 2012) e la comunità scientifica ha recentemente prestato attenzione all’ipotesi di eventuali correlazioni tra i temperamenti affettivi e i disturbi da abuso di sostanze. In quest’ottica cercheremo di riassumere quanto, ad oggi, è conosciuto dal nostro gruppo di ricerca sull’esistenza di questo legame. Saranno riportati nel dettaglio gli studi compiuti dalla Scuola pisana di Medicina delle Dipendenze sia nella valutazione dei temperamenti affettivi sia nei temperamenti affettivi nel disturbo da uso di sostanze, nei soggetti eroinomani, alcolisti e cocainomani con lo scopo di fornire un “profilo temperamentale a rischio” per lo sviluppo dei disturbi da uso di sostanze. Sarà quindi formulata un’ipotesi di lavoro che contribuisca a spiegare come il suddetto profilo temperamentale promuova l’incontro con la sostanza e il percorso attraverso la carriera tossicomanica.