COVID-19 e dipendenze - 1

Quando gli ospedali sono pieni, vi è un pericolo maggiore che l’accesso alle cure per le persone con SUD che presentano sintomi del COVID-19 sia considerato meno prioritario.

I servizi che trattano i problemi correlati all’uso di droghe e alcol dovranno riformarsi proponendo nuovi modelli per la riduzione del danno, un accesso flessibile ai farmaci essenziali e interventi psicosociali individuali e di gruppo via Internet o telefono.

Come ogni brusco cambiamento sociale, l’emergenza legata alla pandemia ha imposto ai servizi sanitari e sociali interruzioni, adattamenti e innovazioni, alcuni dei quali destinati a durare nel lungo periodo, mentre altri cesseranno con la fine dell’emergenza.

Durante i periodi di crisi del sistema sanitario, i gruppi più emarginati, che comprendono i soggetti che fanno uso di sostanze, si trovano più spesso nella condizione di non essere in grado di accedere alle cure o di non ricevere la stessa qualità di trattamento rispetto alle altre persone, a causa di una più scarsa cultura della salute e dei pregiudizi degli operatori sanitari.

Un ambito che ha visto una pronta risposta, e questa volta davvero maggioritaria, è stato quello della somministrazione delle terapie metadoniche: i vincoli del distanziamento e della prevenzione suggerivano di limitare la mobilità degli utenti e il loro accesso al servizio.

Rispetto alla rete di cura e supporto e ai servizi di RdD non sembrano esserci stati particolari problemi anche se è significativa la quota di chi ha avuto problemi nell’accesso al supporto e al counselling.

L’immagine che emerge è di persone che usano sostanze a scopo ricreativo e che quando si modifica una delle variabili, il setting, hanno la capacità di fronteggiare la situazione cambiando i propri consumi.

La flessibilità creativa, unitamente alla sensibilità professionale e alla capacità di trasformazione e di rimodellamento delle attività di sostegno rivolte all’utenza più marginale e deprivata, ha permesso in poco tempo di ridefinire e far conoscere capillarmente il “nuovo” circuito di servizi di bassa soglia che ha saputo resistere alla pandemia.

Il dato di una bassa prevalenza di fumatori tra i pazienti ricoverati per COVID-19 potrebbe però essere ricondotto non tanto ai prodotti di combustione del tabacco in toto ma a un componente ipoteticamente protettivo al netto dei danni del fumo.

Il comportamento rispetto all’uso di alcol, le conseguenze a breve e a medio termine sulla popolazione generale e su sottopopolazioni cosiddette “fragili”, come viene considerata quella affetta da DUA, in questi primi mesi di pandemia hanno mostrato sfaccettature molteplici e spesso di opposto segno.

Lo studio è stato pubblicizzato attraverso i principali media tradizionali e social media, anche grazie al supporto di enti pubblici e operatori impegnati nella prevenzione e nel trattamento del gioco d’azzardo patologico.

Dama con ermellino, 1488-1490. Olio su tavola, Leonardo da Vinci (1452-1519), Cracovia (Polonia) Museo Nazionale di Cracovia