Disegno e razionale di uno studio multicentrico osservazionale retrospettivo sul COVID-19 in soggetti in trattamento con disulfiram
Stefano Tamburin
Dipartimento di Neuroscienze,
Biomedicina e Scienze Motorie
Università di Verona
Elisa Mantovani
Dipartimento di Neuroscienze,
Biomedicina e Scienze Motorie
Università di Verona
Gruppo InterSERT di Collaborazione Scientifica (GICS)
Ernesto de Bernardis
Dipartimento di Salute Mentale
SerT di Lentini
Azienda Sanitaria
Provinciale di Siracusa
Donato Zipeto
Dipartimento di Neuroscienze,
Biomedicina e Scienze Motorie
Università di Verona
Fabio Lugoboni
Dipartimento di Medicina
Unità Operativa di
Medicina delle Dipendenze
Università di Verona
Articolo di 4 pagine in formato digitale pdf
Il 9 marzo 2020 veniva decretato in Italia il primo lockdown nazionale dovuto alla pandemia di COVID-19, in fase di crescita esponenziale soprattutto nel Nord del Paese. Nei giorni immediatamente successivi, documentandoci sulla poca Letteratura scientifica allora disponibile, apprendevamo che disulfiram, farmaco indicato nel disturbo da uso di alcol e di frequente uso negli ambulatori di medicina delle dipendenze, era in grado di inibire, in vitro, l’infezione da parte di due coronavirus responsabili di epidemie precedenti, e cioè gli agenti patogeni della SARS e della MERS e che si ipotizzava, ancora senza alcuna prova clinica, che esso potesse essere attivo anche nei confronti del nuovo virus, allora provvisoriamente noto come 2019-nCoV, e poi ribattezzato SARS-CoV-2. Riportiamo qui le anticipazioni di uno studio osservazionale retrospettivo multicentrico, su pazienti maggiorenni, seguiti per disturbo da uso di alcol da servizi ambulatoriali o residenziali, pubblici o del privato sociale accreditato, del Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), area più interessata dalla prima ondata di circolazione del virus SARS-CoV-2.