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Diagnosi e trattamento del binge eating disorder: un aggiornamento


Dipartimento di Neuroscienze Sezione di Psichiatria Università di Torino

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Articolo di 10 pagine in formato pdf
I pazienti affetti da binge eating disorder (BED), o disturbo da binge eating, mostrano significative compromissioni della qualità della vita e dei livelli di salute percepita, correlate non solo al peso corporeo e ai sintomi fisici ma influenzate anche dai livelli di malessere psicologico. Il trattamento del BED è complesso, sia per fattori clinici e psicologici che per gli elevati tassi di abbandono delle cure e la scarsa stabilità dei risultati raggiunti. Obiettivo del presente lavoro è di esplorare i dati disponibili sull’argomento, descrivendo lo stato dell’arte relativo sia alle caratteristiche diagnostiche che alle più efficaci strategie terapeutiche. Sebbene i criteri diagnostici utilizzati dal DSM-5 abbiano mostrato una buona consistenza empirica, è da sottolineare come anche altre caratteristiche psicopatologiche rivestano una significativa importanza ai livello clinico e prognostico. I trattamenti psicologici sono attualmente raccomandati come interventi di prima scelta, anche se la loro efficacia sul calo ponderale necessita di ulteriori indagini. Gli interventi comportamentali e di auto-aiuto hanno dato prova di efficacia in pazienti con una più lieve psicopatologia. La farmacoterapia gioca un ruolo clinicamente importante ma i dati di letteratura sono ancora limitati da campioni ridotti e da tempi di follow-up brevi. La chirurgia bariatrica, un trattamento frequentemente richiesto dai pazienti con BED, nonostante le controindicazioni espresse nel passato dagli esperti, ha recentemente mostrato potenziali benefici in casi selezionati, meritando ulteriori studi. In generale, la combinazione di differenti interventi nello stesso momento non sembra ottenere significativi vantaggi, mentre programmare trattamenti sequenziali, con interventi più specifici per i non rispondenti, sembra essere una più promettente strategia di cura. Studi di follow-up più lunghi e maggiormente strutturati sono comunque ancora necessari per chiarire i risultati a lungo termine e superare le attuali limitazioni