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Canapa tra diritto e salute


Garante Diritti dei Detenuti Regione Toscana

Articolo di 7 pagine in formato pdf

Cento anni di proibizione. Così si potrebbe leggere il Novecento per il rapporto con le droghe definite illegali dalle Convenzioni internazionali. Il divieto di vendere e consumare sostanze stupefacenti si è tradotto in una ideologia, il proibizionismo; un passo legato al contrasto tra il male e il bene e alla prevalenza della morale sul diritto. La temperanza era il fondamento di una società sobria e non alterata. L’esperimento della proibizione dell’alcol durò pochi anni, dal 1920 al 1933, quando il Presidente Roosevelt non si fece fermare dalla predicazione sui danni dell’alcol, si determinò a togliere dal mercato nero delle mafie (italoamericana e irlandese) la produzione e la commercializzazione degli alcolici, per il semplice motivo che si rese conto che era una guerra inutile e dannosa, che riempiva le strade di violenza, aveva costi spropositati per ottenere risultati risibili e attuò una forma di regolamentazione della produzione e della vendita che ancora resiste negli USA. Tuttavia, la lezione non è servita. Morto un nemico si è provveduto a inventarne un altro, la canapa, da combattere con le stesse motivazioni, gli stessi argomenti, gli stessi mezzi che puntualmente hanno portato agli stessi fallimenti. E guarda caso, come protagonista ha la stessa criminalità organizzata che ha sostituito, fin dagli anni Trenta, il commercio illegale dell’alcol, con quello delle droghe.