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Oppioidi sintetici

I derivati dell’oppio, siano essi naturali, sintetici o semisintetici, sono i farmaci più efficaci per il controllo del dolore e nel nostro Paese vengono ancora prescritti meno del necessario. I farmaci oppioidi, però, possono anche provocare una grave dipendenza nei soggetti predisposti: in nessun altro caso la doppia natura di farmaco e di potenziale sostanza d’abuso si rende così evidente. Giova rammentare che la dipendenza da oppioidi in Occidente inizia come una malattia iatrogena e che questa storia, benché nota a molti, attende ancora di essere scritta. Se in Italia i farmaci oppioidi oggi vengono prescritti meno del necessario, negli Stati Uniti sono stati sempre molto utilizzati, spesso troppo. Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, negli USA si consumavano 80 tonnellate di oppio ogni anno, ovvero 80 milioni di grammi: il paese contava all’epoca meno di 40 milioni di abitanti. La morfina e il laudano venivano prescritti, oltre che per il dolore, per le condizioni più comuni e svariate come la tosse e la diarrea (diffusissime in epoca pre-antibiotica) e perfino per sedare i lattanti durante l’eruzione dei denti. La morfina è stata per decenni la panacea, il farmaco che comunque portava sollievo, in qualsiasi situazione, non fosse altro perché rendeva il paziente indifferente alla sofferenza. La stessa eroina all’inizio venne proposta come un farmaco tanto sicuro da essere utilizzabile nei bambini. Ora la vicenda si ripete, in maniera ancora più drammatica o forse non è mai finita, come la Storia sembra suggerire. Negli Stati Uniti oggi si muore a causa dei derivati dell’oppio cinquanta volte più che in Italia e un cittadino americano ha più probabilità di morire di overdose che per un incidente stradale. Si muore di ossicodone, di derivati del fentanil, di eroina e di eroina adulterata con fentanil. Questa nuova generazione di tossicodipendenti non proviene dai ghetti neri delle metropoli, come accadeva fino a pochi anni orsono, ma dagli ambulatori, dai gabinetti di odontoiatria, dalle cliniche per il dolore (pill mills) sorte come i funghi, a volte sull’autostrada, accanto ad un fast-food. Sono bianchi e non solo giovani, sono casalinghe, impiegati, piloti d’aereo, insospettabili cinquantenni e addirittura sceriffi. Non ci sono più differenze negli USA fra tossicodipendenti e farmacodipendenti: i narcos hanno sfruttato abilmente le contraddizioni di questo sistema e oggi il mondo dei dipendenti da analgesici oppioidi ormai coincide in massima parte con quello dei dipendenti da eroina. Il dramma americano è il frutto di un concorso di cause, le cui responsabilità chiamano in ballo la prescrizione eccessiva da parte dei medici, il marketing aggressivo dei farmaci e il conseguente adattamento del narcotraffico: in Italia queste condizioni difficilmente si potranno replicare, ma questo non deve farci sentire al sicuro. L’abuso di analgesici oppioidi ha fatto molte vittime in alcuni Paesi europei e ha cominciato a farne anche nel nostro, ma siamo ancora in tempo per promuovere e diffondere le buone pratiche che consentano di prevenire gli abusi e di utilizzare con sicurezza uno strumento terapeutico in molti casi irrinunciabile.