Nonostante la dipendenza da sostanze venga spesso definita come “patologia del piacere”, scarsa attenzione viene posta in ambito terapeutico al significato di questa definizione e alle sue implicazioni sui processi di trattamento. Anche i temi legati al benessere corporeo, che nella persona con dipendenza ancor più che nelle persone “normali” non si esauriscono con la cura delle patologie organiche, meritano di essere valorizzati come via privilegiata di riequilibrio emotivo e di prevenzione della ricaduta. In questo campo la tipologia di Cloninger ci offre importanti indicazioni: nel tipo I infatti la capacità di provare piacere, per quanto lesionata, appare pienamente recuperabile, in particolare ove vengano proposti interventi di sblocco e regolazione emotiva, in maniera analoga a quanto avviene nei disturbi postraumatici; in questi pazienti il corpo può diventare la strada maestra attraverso cui accedere alle emozioni. Al contrario, nel tipo II le funzioni cerebrali legate alla fruizione del piacere sono deficitarie, tanto che la reward deficiency syndrome è considerata parte costante del quadro e gli interventi vanno indirizzati piuttosto alla gestione della emotività disfunzionale.