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La rivoluzione psichedelica. Gli psichedelici: farmaci del futuro o fantasmi del passato?


Gruppo di Ricerca “VP Dole” Pisa-School of Addiction Medicine Istituto di Scienze del Comportamento “De Lisio”, Pisa SerD Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze Patologiche ASL5 Regione Liguria, La Spezia

Gruppo di Ricerca “VP Dole” Pisa-School of Addiction Medicine Istituto di Scienze del Comportamento “De Lisio”, Pisa UniCamillus – Saint Camillus International University of Health Sciences, Rome

Gruppo di Ricerca “VP Dole” Pisa-School of Addiction Medicine Istituto di Scienze del Comportamento “De Lisio”, Pisa UniCamillus – Saint Camillus International University of Health Sciences, Rome

Gruppo di Ricerca “VP Dole” Pisa-School of Addiction Medicine Istituto di Scienze del Comportamento “De Lisio”, Pisa Divisione di Psichiatria Dipartimento di Medicina e Chirurgia Università dell’Insubria

Articolo di 38 pagine in formato digitale pdf
La rinascita dell’interesse scientifico verso le sostanze psichedeliche impone oggi una riflessione attenta e non ideologica da parte di tutti gli operatori sanitari. Dopo decenni di stigma, le sostanze allucinogene come LSD, psilocibina, mescalina e DMT stanno emergendo non solo come oggetto di curiosità culturale, ma anche come potenziali strumenti terapeutici. Tuttavia, accanto all’entusiasmo crescente per le loro applicazioni in psichiatria, permane il dovere di comprendere in profondità la loro sintomatologia clinica, il decorso delle intossicazioni, la reversibilità degli effetti, le conseguenze psichiche e somatiche a medio e lungo termine e le condizioni per un eventuale uso in ambito terapeutico controllato. Negli ultimi anni, la letteratura scientifica ha rivalutato il possibile uso terapeutico degli psichedelici in ambiti selezionati. Studi randomizzati hanno evidenziato effetti antidepressivi rapidi e persistenti dopo una o due somministrazioni di psilocibina in soggetti con depressione resistente. Altri studi indicano benefici nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress (PTSD) con MDMA in contesti psicoterapici. La ketamina, pur non essendo uno psichedelico classico, ha mostrato efficacia nell’ideazione suicidaria acuta. I meccanismi ipotizzati includono la disgregazione temporanea di schemi rigidi di pensiero, l’apertura a nuove prospettive esistenziali e la riattivazione di memorie emotive in un setting supportivo. Tuttavia, tali risultati vanno interpretati con cautela. L’uso terapeutico degli psichedelici non può essere improvvisato: richiede protocolli rigorosi, ambienti controllati, preparazione psicologica del paziente, presenza costante di personale clinico e un percorso di integrazione successiva. L’articolo traccia un quadro aggiornato dell’utilizzo ricreativo degli psichedelici, analizzandone le implicazioni neurobiologiche, culturali e cliniche mentre il prossimo numero di Medicina delle Dipendenze, in continuità con questo percorso, approfondirà in modo sistematico le prospettive terapeutiche, con particolare attenzione al ruolo della psilocibina, dell’MDMA e dell’LSD all’interno di protocolli clinici controllati.