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Uso di sostanze e comunicazione

Le sostanze psicoattive agiscono soprattutto sulle funzioni e i meccanismi del sistema nervoso centrale, modificando i processi biochimici e molecolari del cervello e quindi gli stati mentali. Le sostanze, il cervello e la loro interazione tendono così a polarizzare le strategie di ricerca e spiegazione in medicina delle dipendenze. Ma l'uomo è un animale simbolico, che vive la realtà e rappresenta se stesso nei simboli e nei diversi codici che ne mediano valori e significati. Simboli e codici sono prodotti culturali, frutto di interazioni sociali, di processi di comunicazione. E così il cervello umano va considerato anche in quanto organo sociale, apparato funzionale per la codifica e la decodifica di immagini, segni, metafore: una macchina mediatica, forma e sostanza di un universo linguistico, di uno spazio fatto di comunicazione.
Il sistema nervoso centrale dell'uomo è modellato infatti non solo dai determinismi biologici propri della storia della nostra specie, ma anche dalla sua capacità di usare significanti e significati, di esserne plasmato nei suoi meccanismi minuti, nel reticolo di fibre neuronali, nel bagno chimico in cui sono immerse le sue cellule. La specificità del cervello umano sta allora nell'occupare e nel produrre allo stesso tempo la sfera dei valori e dei significati: nel dar luogo all'universo della comunicazione.
Per questa ragione, gli effetti delle sostanze psicoattive sugli individui sono intimamente correlati alla concorrente immersione del soggetto nei densi e polimorfi livelli dei media e della comunicazione che egli attraversa nel corso delle sue interazioni sociali, che assorbe nell'apprendimento sociale. Per molti versi l'azione di una sostanza sta nel senso che l'individuo gli riconosce o gli attribuisce in modo più o meno consapevole in virtù di campi sociali di messaggi e simboli che variano continuamente nel tempo e nello spazio, come del resto hanno esemplarmente dimostrato gli studi sul ruolo del set e del setting.
D'altra parte anche i media, come le sostanze, modificano le funzioni del cervello, modulano i nostri stati mentali, veicolano ricompense e punizioni, determinano apprendimenti e abitudini, danno luogo a stili di vita, possono indurre comportamenti compulsivi. Anche i media devono dunque essere considerati neurofarmacologicamente attivi. Per questo, qualunque tipo di approccio alla comprensione e all'intervento sull'abuso di sostanze e sulle dipendenze dovrebbe fare i conti con la dimensione della comunicazione intorno alle sostanze.
La stessa ricerca clinica e di base sulle dipendenze è permeata e condizionata dalla comunicazione. Perché la ricerca scientifica è comunicazione. Una comunicazione che si alimenta di segni e simboli elaborati all'interno dei diversi domini di studio, e tuttavia si mantiene aperta agli scambi da e verso i linguaggi che vivono al di fuori della comunità scientifica, nelle interazioni sociali e attraverso i diversi media. Il modo in cui vengono veicolate e rappresentate le conoscenze scientifiche non è un fatto di mera forma, ma un elemento di sostanza. Le conoscenze scientifiche sono la loro rappresentazione e determinano il progresso scientifico in virtù della loro capacità di comunicare o di affermare linguaggi e significati nuovi, di far emergere soluzioni e problemi prima invisibili. Ciò spiega perché le ristrutturazioni teoriche e i salti epistemologici che caratterizzano l'evoluzione della scienza si sono costantemente realizzati anche per via di una profonda mutazione dei modi e dei veicoli di comunicazione delle conoscenze scientifiche.
Le immagini che abbiamo scelto come corredo iconografico del numero sono tratte dal testo di Vesalio De humani corporis fabrica, del 1543. È il libro che ha sancito la rivoluzione anatomica e posto le basi fondamentali dell’evoluzione della moderna medicina scientifica. Il suo impatto si deve a un modo del tutto nuovo di comunicare le evidenze della ricerca, nella rappresentazione delle parti del corpo in illustrazioni il più possibile chiare, precise e fedeli. Una tensione verso l’evidenza empirica che ha imposto definitivamente una nuova prassi di indagine e allo stesso modo trasformato in profondità i contenuti, rendendoli accessibili anche al di fuori della comunità medica e così aumentando le possibilità di incrocio e fertilizzazione intellettuale della disciplina. Considerata la moltiplicazione degli spazi e degli strumenti mediatici e il parallelo aumento del potere di influenza dei media sulle dinamiche sociali, sul comportamento degli individui e sul loro rapporto con le sostanze, l’auspicio è che la medicina delle dipendenze diventi più capace di incorporare teoricamente la dimensione delle sostanze in quanto oggetto e veicolo di comunicazione. Questa trasformazione dovrebbe fare i conti con una parallela riflessione interdisciplinare sui codici, sui significanti e sui significati con cui si studiano e si comunicano le sostanze e i fenomeni ad esse collegate. Una revisione scientifica del linguaggio che dà forma ai concetti legati al mondo degli agenti psicoattivi dovrebbe puntare a eliminare ogni residuo moralismo, aumentare la precisione, la misurabilità dei termini e il consenso di chi li usa; dovrebbe soprattutto sforzarsi di adattarsi alle realtà dei nuovi media e trovare codici condivisi per far dialogare più fruttuosamente i diversi campi di studio che si misurano col tema. Ciò è necessario per rappresentare e comunicare più chiaramente il fenomeno, ed è imprescindibile se si intende mettere a punto strumenti di intervento adeguati alle sue nuove complessità.

 

Per lungo tempo si è ritenuto che la tossicodipendenza costituisse la conseguenza dell'azione delle droghe sul cervello. La ricerca scientifica ha progressivamente indebolito questa visione, dimostrando come tra la sostanza d'abuso e l'individuo si determini una interazione ben più articolata, dove il substrato biologico sul quale la sostanza d'abuso agisce gioca un ruolo più robusto e attivo, che coinvolge fattori predisponenti individuali e ambientali.
Tra i primi rientrano certamente tratti psicologici e temperamentali (sensation seeking, impulsività, disinibizione, ciclotimia o ipertimia), ma altri fattori studiati possono essere specifici per definite sostanze, delle quali influenzano il metabolismo o gli effetti sul cervello.
Tra i fattori ambientali vi sono in primo luogo quelli più frequentemente coinvolti nel fenomeno della ricaduta: lo stress e i fattori condizionati. Questi fattori sono stati approfonditi dalla ricerca clinica e di base, che ha evidenziato gli aspetti comportamentali e perfino molecolari della loro azione.
Complessivamente, i progressi compiuti hanno consentito di definire meglio sul piano biologico la fisiopatologia della dipendenza e sul piano psicologico/psichiatrico la sua psicopatologia.
Il nuovo nome della rivista della SITD rispecchia questa evoluzione che vede una quota rilevante del problema non nella sostanza ma nella persona.
La società scientifica della quale Medicina delle Dipendenze è l'organo ufficiale, conserva invece il nome di Società Italiana Tossicodipendenze, a testimonianza del valore storico e della credibilità scientifica che negli anni le è stata riconosciuta.

Pier Paolo Pani